Pallone d'Oro 2010, l'anno della svolta polemica: Milito fuori dai candidati, Iniesta e Sneijder battuti | Goal.com Italia

2022-10-22 19:14:48 By : Ms. Ada chen

Nel 2010 Messi vince il premio ai danni di Iniesta, Sneijder e Milito, nemmeno nominato. L'unione con la FIFA cambierà per sempre la storia.

Immaginate Robert Lewandowski. O Karim Benzema. Immaginate Leo Messi o Cristiano Ronaldo. Pensate ad un ruolo da protagonisti in campionato e Champions. Nella propria coppa nazionale. Tre trofei, goal, il ruolo da attaccante: quello che attira grandi e piccini, media e tifosi, addetti ai lavori e simpatizzanti.

immaginate il  Triplete, Treble, tripletta, come volete. Tutti i maggiori titoli e trenta reti per raggiungerli. Inutile dire che uno score del genere, unito alle tre medaglie d'oro, proiettano chiunque tra i candidati ai maggiori premi calcistici individuali. Anzi, ad essere favoriti per i maggiori premi calcistici individuali.

Pensare ad un'esclusione di Lewandoski, Benzema, Messi o Ronaldo oggi dopo un quadro del genere porterebbe a far esplodere i social e probabilmente a protestare per le vie della propria città (basta che poi lo si faccia anche problemi 'seri'). Appare così impossibile anche solo da pensare. In migliaia di universi non è successo, nel nostro sì. Certo, nessuno è sceso in piazza, ma l'incredulità è stata totale a fine 2010. Quando Diego Milito, vincitore del Triplete con l'Inter e autore di trenta reti nel 2009/2010, non appare nella lista dei candidati al Pallone d'Oro tifosi e Principe si lasciano andare ad una risata nervosa. Non sembra possibile, ma è realtà. Una realtà di un premio appena cambiato, ma comunque non giustificabile.

Il Pallone d'Oro è sempre stato in gran parte soggettivo, ma ha sempre avuto una ferrea parte di oggettività, spazzata via nel 2010. Ogni sicurezza che aveva lasciato nel corso del tempo, come indizi per raggiungere la gloria o la casa di Hänsel & Gretel, è stata portata via dal vento della nuova era. Un'era nata con un Milito deluso e un cavaliere alle sue spalle pregno di un'altra delusione, diversa ma simile: a Wesley Sneijder non bastò il Triplete da protagonista e la finale del Mondiale per finire tra i primi tre posti.

Le edizioni del Pallone d'Oro sono quasi sempre state controverse, figlie di regole spesso astruse, di decisioni figlie dell'emotività del momento e di simpatie derivanti dal nome e dalla squadra amata, con prosciutto (di carne o vegano, vedete voi) sugli occhi. Le indicazioni della realtà si sono sciolte nell'edizione 2010, come mai prima di allora. Messi, Xavi, Iniesta, Milito e Sneijder: cinque nomi, un evento irripetibile nel suo complesso, ma ripetutosi comunque con caratteristiche simili nel corso del tempo.

Quando France Football decide di creare il Pallone d'oro nel 1956 non ha certo la pretesa di pensare a ruolo del premio nell'ecosisistema calcistico. Un riconoscimento divenuto il corrispettivo di Emmy e Oscar, rispettivamente must assoluto per i premi musicali e cinematografici. Sin dalla sua nascita, il vincitore è scelto dai voti dei giornalisti, dalla stampa specializzata. Sulla carta (stampata) coloro che fanno dell'oggettività il loro credo. Ok la simpatia e la soggettività per un determinato calciatore, ma questa dev'essere sempre minoritaria rispetto al carattere oggettivo. Raggiunta una fama oltre ogni limite, anche gli altri protagonisti del calcio entrano nel girone dantesco dei primi individuali. Tra questi la FIFA con il suo World Player. Un riconoscimento che sarà specchio del vincitore di France Football, con le dovute eccezioni.

Nel 2010, però, l'oggettività e il ruolo giornalistico passano in secondo piano quando la FIFA annuncia di aver trovato l'accordo con France Football per accorpare i due premi. Nasce così il Pallone d'oro FIFA, padre di un allargamento dell'evento in cui oltre al miglior calciatore maschile vengono premiati diverse altre categorie. L'unione porta nel vecchio e unico mondo dei giornalisti votanti, coloro abituati a votare il FIFA World Player. I capitani e i ct delle Nazionali affiliati alla FIFA si aggiungo ai rappresentanti dei media (uno per nazione).

Il voto per il Pallone d'oro diventa simpatia personale più che analisi dell'anno solare, si tramuta in decisione di petto, spesso ammirazione e credo incondizionato: ct e capitani delle più piccole nazionali mondiali puntano sul giocatore più abile e pubblicizzato, anche se fuori da trofei e medaglie, viste da lontano. Fortissimo, letale, ma in un nuovo principio rispetto alla tradizione del Pallone d'Oro: basta la classe e qualche vittoria minore per superare i campioni dei tornei d'élite, magari protagonisti di storiche prime volte o mine vaganti resistenti al corso degli eventi, al tempo. Ogni riferimento ha fatti, cose e persone è assurdamente voluto.

Il 2010 è l'anno dei Mondiali. La tradizione del Pallone d'oro vorrebbe vincitore un finalista della Coppa del Mondo, soprattutto scelto dalla squadra vincitrice. Con alcune eccezioni. Andando a ritroso, Cannavaro-2006, Ronaldo-2002, Zidane-1998, Stoichkov-1994 (medaglia di bronzo negli Stati Uniti, Matthaus-1990, Pablito Rossi-1982.

Nel 1986, con il successo di Belanov, c'è l'unico grande bug della lista. L'URSS non è tra i primi quattro posti al Mondiale, la Dinamo Kiev non vince la Champions, ma Belanov viene comunque votato più di tutti.

Il maggior torneo europeo viene vinto dalla Steaua Bucarest e per i votanti nessuno, all'interno del team rumeno, merita di sollevare il premio. I Mondiali sono stati vinti dall'argentina al termine di un'edizione perfetta giocata da Maradona.

Servirebbero 86 Palloni d'oro per ringraziare El Pibe per il goal del secolo, ma il regolamento non prevede che un giocatore sudamericano possa vincere. Si punta così sul leader della Dinamo Kiev Campione della Coppa delle Coppe e autore di una tripletta ai Mondiali. L'Europa conta.

La Coppa del Mondo conta. Quando le nominations del Pallone d'oro FIFA si abbattono sul calcio continentale e mondiale, ci si dovrebbe basare sui Mondiali vinti dalla Spagna sull'Olanda e sul Triplete dell'Inter. Insomma, non sembra esserci altra possibilità che una top cinque comprendente Diego Milito, mattatore nella finale di Champions e trascinatore principesco nelle tre coppe a tinte nerazzurre, Andres Iniesta, magico creatore di sogni che ha deciso i Mondiali consegnando lo storico primo trionfo alla Spagna, Wesley Sneijder, immediatamente leggenda interista e finalista - perdente - ai Mondiali, l'altro Campione del Mondo Xavi, sul tetto di Spagna qualche settimana prima.

Il quinto posto è quello più difficile da determinare. C'è chi crede di vedere nelle prime posizioni Muller, finalista di Champions, terzo ai Mondiali con cinque goal, e chi Robben, secondo in entrambe le competizioni. Messi, Campione in carica, non figura nelle prime posizioni. Certo, ha vinto la Liga e segnato una valanga di goal, ma ha fallito in Champions e ai Mondiali. Eppure, spoiler, sarà lui a vincere.

Un successo dato da una fama sempre più crescente, da una stima incondizionata dei capitani oceanici e sudamericani. Dai ct africani. Per i giornalisti, neanche per sogno. Lo merita Sneijder o in alternativa Iniesta. Il centrocampista dell'Inter, invece, arriverà quarto, fuori dal podio. La moda Barcellona, l'ossessione tiki-taka portano Xavi sul gradino più basso del podio e Iniesta all'ombra di Messi, secondo nonostante la Coppa del Mondo. Il vento del premio è però cambiato. Un uragano folle che rivoluzionerà per sempre il ruolo del premio: riconoscere le abilità complessive e non i trofei vinti, senza più un peso.

Sneijder e Iniesta sono le prime vittime di un duopolio Messi-Ronaldo spezzato solo da Modric e da una voglia fi cambiare troppo spesso accantonata, anche dopo la scissione tra Pallone d'Oro e FIFA. A quel punto il Vaso di Pandora è ormai stato aperto, lasciando di stucco i Ribery e i Neuer, i Van Dijk e Lewandowski. Ci hanno creduto, prima di tornare alla realtà.

Una sicurezza non totale, ma una delusione cocente. Quella totale sembrava averla Diego Milito in virtù della straordinaria annata 2010. La top cinque sembra essere un premio soggettivo. Il mistero, ancora oggi, non è stato risolto: il Principe non figura tra i candidati al Pallone d'Oro.

Il duo France Football-FIFA punta su più giocatori del Bayern finalista perdente rispetto all'Inter, con l'inspiegabile chicca di un Principe schivo e riservato, fuori dal calcio must go on. Milito vince il Triplete e viene eliminato ai quarti del Mondiale: fuori dai candidati. Messi vince solo la Liga e vien eliminato ai quarti: secondo Pallone d'Oro di fila.

Come nel 1986, la vincitrice a sorpresa della Champions sembra non interessare a nessuno, come fosse uno smacco da dimenticare al più presto.

Il 2010 è l'anno in cui il Pallone d'oro è cambiato, passando tra l'addio alla FIFA e gli accorgimenti del 2022 per evitare nuovi pasticci senza alcun senso logico. Che a dodici anni di distanza sembra essere un'ingiustizia per tanti, dai mancanti nominati ai mancati vincitori.