Musei d'impresa, quando la mostra si fa in azienda - Tag43

2022-10-22 19:24:08 By : Mr. Owen Hu

Piccole e grandi realtà organizzano spazi espostivi, seminari e convegni. Dal Museo dell’Olivo Carlo Carli a Imperia fino a quello romano della Birra Peroni, passando per Ferragamo, la liquirizia Giorgio Amarelli e Alessi a Crusinallo di Omegna. Cinque mete per apprezzare i segreti del Made in Italy.

Puntano sull’appeal della creatività italiana, i musei aziendali. E, operando tra comunicazione e tutela del patrimonio, non si limitano al ruolo di contenitori espositivi, ma organizzano mostre, seminari, convegni, con un occhio di riguardo anche per la ricerca e i restauri. Sono piccole o grandi realtà, che tramandano i segreti del Made in Italy, spesso in equilibrio tra dimensione artigianale e competitività mondiale. Molte di queste istituzioni sono associate nella rete Museimpresa (museimpresa.com) e Tag43 ve ne propone cinque che da Nord a Sud vi accosteranno a design, gastronomia, moda e birra.

Design, sperimentazione, ricerca, la fanno da padrone nel Museo Alessi, allestito in uno stabile della fabbrica a Crusinallo di Omegna, nella provincia del Verbano Cusio Ossola. Accanto a manufatti iconici come lo spremiagrumi di Philippe Starck, i cavatappi, gli apribottiglie, le caffettiere, sono esposti prototipi, pezzi ormai fuori catalogo, progetti, stampi, rassegne stampa e riviste che rimandano a collaborazioni con i più prestigiosi musei del mondo. Qualche numero? Nelle vetrine mobili pensate da Alessandro Mendini figurano 30 mila oggetti, 19 mila disegni, 20 mila fotografie, 5 mila libri e lavori firmati da mille designer. In una struttura concepita, fin dall’apertura nel 1998, come museo di arti applicate e archivio operativo, con lo scopo di valorizzare le raccolte, attraverso una carrellata degli oggetti ordinati per tipologia. E non finisce qui. Perché l’Alessi ha in calendario anche workshop, rassegne e lezioni, soprattutto per studenti universitari. Visitabile su appuntamento scrivendo a [email protected] alessi.com/pages/museo

Un secolo di collezionismo familiare va invece in scena nella palazzina liberty che ospita il Museo dell’Olivo Carlo Carli, a Imperia, accanto agli stabilimenti e all’emporio. Con reperti archeologici, testi, documenti antichi, che provengono da varie regioni del Mediterraneo e risalgono fino a 4.500 anni fa. Al centro di tutto un albero simbolo della cultura mediterranea, di cui si ripropongono storia, usi, tecnologia, botanica. Nel giardino oltre a diverse giare sono stati ricostruiti antichi frantoi e presse, mentre all’interno 18 sale ripercorrono millenni di storia, cominciando con un percorso che si perde tra mito e storia, in cui sfilano anfore micenee che hanno attraversato il Mediterraneo, per continuare con l’olio nel mondo antico e il suo uso in ambito cosmetico per prodotti di bellezza. È quindi il turno del prodotto ligure, degli antichi attrezzi per ottenerlo e delle raccolte di lumi e oliere. Poi tocca a video e ricostruzioni, quale quella riguardante la stiva di una nave romana carica di contenitori di “oro liquido”. www.museodellolivo.com

Nel cuore di Firenze, all’interno della storica sede aziendale, che si trova nel palazzo medievale Spini Feroni di piazza Santa Trinità, il museo Ferragamo ripropone la creatività e le intuizioni geniali del “calzolaio dei sogni”, come titolava l’autobiografia dello stesso Salvatore. Che ha avuto una vita degna di una sceneggiatura, dal debutto come apprendista calzolaio a Napoli, all’avventura americana, che ruotava attorno all’universo hollywoodiano, al rientro a Firenze, quando Ferragamo diventa sinonimo dell’eccellenza italiana nel mondo, producendo per divi e case regnanti. In mostra figurano 10 mila modelli di calzature scelte da Salvatore e dagli eredi, con chicche come le scarpe di Marilyn battute da Christie’s a New York nel ’99. Non mancano poi le collezioni attuali e un archivio con filmati, materiale stampa, pubblicità, abiti e accessori. E fino al 18 aprile 2023 la rassegna Donne in equilibrio 1955/1965 che offre una panoramica di attività prettamente maschili in cui si sono cimentate donne di età ed estrazione diverse. www.ferragamo.com

Emerge uno spaccato dell’Italia nell’ultimo secolo, nel museo romano dedicato alla Birra Peroni. Grazie a oggetti, fotografie, filmati e documenti che recuperano le vicende di un brand che per decenni è stato al centro dell’immaginario collettivo, soprattutto maschile, con le splendide ragazze bionde che ammiccando recitavano il claim Chiamami Peroni… Il percorso di visita, che si snoda su 5 mila metri quadrati, parte dalla produzione della birra, con uno sguardo su impianti utensili e materie prime, per passare alla storia commerciale, con oggetti e immagini che documentano le innovazioni nel packaging e nel primo materiale promozionale. Una sezione a parte è dedicata alle celebri campagne pubblicitarie, dagli slogan degli Anni 20 e 30, alla “bionda” Peroni degli ultimi decenni. E nell’archivio è custodita la documentazione cartacea dell’azienda fra la fine dell’Ottocento e la metà del XX secolo, inclusi i fondi provenienti dalle fabbriche di Bari, Napoli, Livorno e Padova e dalle società acquisite dal gruppo. www.birraperoni.it

Rimanda a profumi, sapori e aromi intensi, il Museo della liquirizia Giorgio Amarelli in Calabria. Accanto alla fabbrica di Rossano, in provincia di Cosenza, la struttura racconta una saga che inizia attorno all’anno Mille, prosegue con le crociate e approda alla coltura praticata negli ultimi secoli, che ha valorizzato le radici di piante che crescono spontaneamente lungo la costa ionica. Immagini d’epoca, incisioni, volumi, documenti, attrezzi agricoli e utensili di uso quotidiano illustrano la vita di una famiglia che raggiunge il successo lavorando la liquirizia. Il visitatore può quindi seguire tutto il percorso che dai covoni di radici porta al prodotto finito, partendo dagli impianti moderni di estrazione per passare ai cuocitori dove si addensa la pasta nera che nelle trafile in bronzo acquisisce la forma e lo spessore programmati. Fra pezzi industriali d’epoca e macchine moderne, sempre avvolte dalla fragranza del “succo nero” il circuito si conclude con la tappa degli assaggi al Caffè. www.museodellaliquirizia.it

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