Tempi stretti: il Paese attende fatti concreti - La Gazzetta del Mezzogiorno

2022-10-22 19:12:00 By : Ms. Ginny Yan

A poco meno di un mese dalle elezioni, l’Italia ha un nuovo Governo. Oggi giureranno i ministri, nei prossimi giorni il Parlamento concederà la fiducia e così l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, prima donna a sedersi a Chigi, potrà dispiegare la sua azione in pienezza di poteri.

Tempi brevi, non grazie alla sciagurata legge elettorale – sciagura della quale tutti sembrano essersi dimenticati, salvo ricordarsene alla prossima competizione elettorale – ma alla determinazione della stessa Meloni e ad una contingenza che non lascia spazio a trattative e traccheggiamenti.

Saranno i fatti a dimostrare se le tante chiacchiere che hanno preceduto la formazione del nuovo esecutivo erano soltanto chiacchiere o invece mine dispiegate su una rotta inevitabilmente perigliosa per via delle tensioni internazionali e interne.

È da undici anni che il centrodestra unito non guida l’Italia, dunque – a prescindere da ogni considerazione di merito – la discontinuità sarà il primo tratto distintivo del governo Meloni, quella discontinuità che rappresenta uno dei tratti essenziali della democrazia a differenza di quella eccessiva continuità che – dal più piccolo paese, passando per Bari e arrivando a Roma – spesso finisce col creare incrostazioni di potere o generare veri e propri sistemi che poco o nulla di buono producono per le popolazioni amministrate.

Certo, la discontinuità da sola non basta. Occorrono indirizzi politici ben precisi e meglio definiti, e scelte coraggiose in un periodo nel quale – tra la guerra in Ucraina e l’aumento vertiginose di tariffe e prezzi – di coraggio nel governare ne serve davvero molto.

Il governo Meloni non godrà della luna di miele lunga 100 giorni solitamente concessa ai nuovi esecutivi. Ci sono scadenze imminenti (la legge di bilancio, lo sconto per i carburanti, il sostegno militare all’Ucraina, per citarne alcune) da rispettare e c’è un Paese che da un lato il 25 settembre scorso ha premiato il centrodestra – al netto della bassa affluenza alle urne – e dunque si aspetta un’azione tempestiva da Palazzo Chigi sui principali dossier aperti.

La Puglia conterà nel nuovo Governo. Il deputato di Fratelli d’Italia Raffaele Fitto torna a fare il ministro, incartando le importante deleghe agli Affari Europei, alla Coesione e al Pnrr dopo i tre anni (2008-2011) da ministro per gli affari regionali e la coesione territoriale. La delega al Pnrr, in particolare, conferisce a Fitto un ruolo fondamentale di impulso e controllo su quel Piano nazionale di ripresa e resilienza sul quale l’Italia, e il Sud in particolare, si gioca tutte le carte per lo sviluppo. C’è poi il magistrato di Cassazione (ed ex deputato di An) Alfredo Mantovano per il quale la Meloni ritaglia il cruciale incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, scranno che sembra ormai indicato solo per i pugliesi (gli ultimi due sono stati il tecnico Roberto Garofoli e il grillino Mario Turco). Mantovano è stato già due volte sottosegretario (2001-2006 e 2008-2011) ma all’Interno. La successiva nomina di vice ministri e sottosegretari vedrà probabilmente l’ulteriore nomina di pugliesi e lucani. Confidando che provenienza territoriale e impegno per il territorio si coniughino in maniera fattiva e coerente con attese e possibilità.

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